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Presentazione:
A Casa Prini, Mary e Percy Shelley trascorsero due lunghi periodi. Vi soggiornarono, infatti, dal 5 agosto al 29 ottobre 1820, e dall’8 maggio al 28 ottobre 1821. La lapide che si trova sull’attuale sede del Monte dei Paschi di Siena e che commemora il soggiorno degli Shelley nella casa della famiglia Prini fu scoperta nell’agosto 1931 (cfr. Figg. 1-5).
Giunti in Italia il 30 marzo 1818 con Claire Clairmont, sorellastra di Mary, gli Shelley si erano trasferiti il 26 gennaio 1819 a Pisa, che restò fino alla morte di Percy la loro residenza “invernale”. L’estate del 1819 la trascorsero a Livorno, mentre, l’anno successivo, su consiglio di Andrea Vaccà Berlinghieri, l’illustre medico pisano che aveva in cura Percy, la coppia decise di fittare una casa ai Bagni, località molto ricercata, come gli alti prezzi delle case in affitto dimostrano (cfr. lettera di Percy a Mary del 30 luglio 1820 ).
Il soggiorno termale giovò a Percy, che vi compose il poemetto in ottava rima La Maga dell’Atlante (The Witch of Atlas, cfr. “Note on the Poems of 1820”/1), l’Ode a Napoli (Ode to Naples), dedicata ai moti rivoluzionari della città partenopea, e l’Edipo Tiranno (Oedipus Tyrannus or Swellfoot the Tyrant), una tragedia satirica in due atti ispirata al processo per adulterio a Carolina di Brunswick, moglie ripudiata di re Giorgio IV. A suggerire l’opera, come raccontò Mary nel suo diario e nella nota all’edizione del 1839 (cfr. “Note on Oedypus Tyrannus”), fu l’udire il grugnito dei maiali che venivano condotti alla fiera di San Giuliano. Tutte queste opere furono scritte ad agosto. Mary, invece, appena giunta a Casa Prini, compose un racconto per bambini, Maurice or the Fisher’s Cot, dedicato a Lauretta Tighe, figlia dell’amica “Mrs Mason”. Il soggiorno a San Giuliano Terme, inoltre, offrì all’autrice l’occasione di visitare Lucca e i luoghi associati alla vita di Castruccio Castracani, soggetto del romanzo che sarà pubblicato nel febbraio 1823: Valperga: or, the Life and Adventures of Castruccio, Prince of Lucca.
Il 29 ottobre 1820, tuttavia, gli Shelley dovettero lasciare Casa Prini a causa dell’esondazione del fiume Serchio, che sommerse il paese (cfr. “Note on the Poems of 1820” /2) e inondò la loro casa con ben quattro piedi (più di 1,8 metri) d’acqua. L’anno successivo (l’8 maggio 1821), gli Shelley tornarono nuovamente a Casa Prini, e durante questo secondo soggiorno Percy ebbe anche occasione di soddisfare la sua passione per la navigazione: nei mesi precedenti si era fatto costruire, infatti, un barchino (cfr. “Note on the Poems of 1821”) con il quale si spostava spesso fra Pisa e i Bagni di San Giuliano lungo il Fosso del Mulino, che collega il Serchio all’Arno, partendo dall’attuale Piazza delle Gondole a Pisa (Fig. 6), e sbarcando direttamente nel giardino retrostante la residenza (Fig. 7). Ispirate alle gite in barca sul canale sono le liriche Una barca sul Serchio (A Boat on the Serchio) e L’Assiola (The Aziola). Durante questo secondo soggiorno, Percy compose anche Adonais, l’elegia scritta in occasione della morte di John Keats che fu stampata a Pisa dalla tipografia di Niccolò Capurro a luglio.
Nel 1823 trascorse l’estate a Casa Prini la famiglia di Margaret Jane King, nota come “Mrs Mason” e anche ricordata come Lady Mount Cashell, dal nome del primo marito, Stephen Moore, Conte di Mount Cashell. Mrs Mason e il suo nuovo compagno, George William Tighe, erano amici degli Shelley e la madre della scrittrice, Mary Wollstonecraft, era stata per un anno istitutrice della donna.
Testimonianze:
Caro Amore mio,
Penso di prendere un appartamento molto carino e spazioso ai Bagni per tre mesi. È come sono tutti gli altri: caro. Dovrò versare quaranta o quarantacinque zecchini per i tre mesi, ma ancora non so di preciso quanto. Ne potrei trovare altri un po’ meno cari, e parecchio peggiori; però, se vogliamo scrivere, è necessario avere spazio. […]
Ho preso la casa a quaranta zecchini per tre mesi: un vero affare, e anche una bellissima casa, tutto sommato; viene circa tredici zecchini al mese. Domani vado a controllare l’inventario.
Trascorremmo l’estate ai Bagni di San Giuliano, a quattro miglia da Pisa. Questi bagni furono di grande utilità per Shelley per calmare la sua irritabilità nervosa. Facemmo diverse escursioni nelle vicinanze. La campagna circostante è fertile, variegata, e resa pittoresca da catene di colline vicine, e da montagne più distanti. I contadini sono una razza bella e intelligente; e c’era un gioioso cielo soleggiato che si stendeva su di noi, e rendeva la casa e ogni scena che visitavamo allegra e luminosa. Durante uno dei giorni più caldi di agosto, Shelley fece un’escursione solitaria, a piedi, fino alla vetta del Monte San Pellegrino, una montagna di altezza considerevole, sulla cui cima c’è una cappella che in certi giorni dell’anno è meta di molti pellegrinaggi. L’escursione lo rallegrò, finché durò; però si sforzò troppo, e l’effetto, al rientro, fu una notevole stanchezza e debolezza. Durante la spedizione concepì l’idea, e scrisse, nei tre giorni immediatamente successivi al suo ritorno, La Maga dell’Atlante. Questo poemetto è particolarmente indicativo dei suoi gusti: selvaggiamente fantasioso, pieno di immagini brillanti e, abbandonando ogni interesse e passione umana, si diletta nelle idee fantastiche che l’immaginazione gli suggeriva.
Nel conciso diario che tenevo in quei giorni trovo annotato, nell’agosto 1820: “Shelley inizia Swellfoot the Tyrant, suggerito dai maiali alla Fiera di San Giuliano”. Era il periodo dello sbarco in Inghilterra della regina Carolina e dei tentativi di Giorgio IV di sbarazzarsi delle sue pretese. Essendo questi falliti, Lord Castlereagh depose la “Borsa verde” sul banco della Camera dei Comuni, chiedendo in nome del Re che fosse istituita una commissione d’inchiesta sulla condotta di sua moglie. Queste circostanze erano l’argomento di tutte le conversazioni fra gli inglesi. Ci trovavamo allora ai Bagni di san Giuliano. Un’amica era venuta a farci visita il giorno in cui in piazza si teneva una Fiera, sotto le finestre di casa nostra. Shelley ci lesse la sua Ode to Liberty e fu chiassosamente accompagnato dal grugnito di una gran quantità di maiali, portati alla Fiera per essere venduti. Lui lo paragonò al “Coro delle Rane” nel dramma satirico di Aristofane; trattandosi di un momento di svago, in cui un’associazione grottesca ne suggeriva un’altra, arrivò a immaginare un dramma satirico-politico sull’argomento del giorno, nel quale i maiali sarebbero serviti da coro: fu così che venne iniziato Swellfoot. Appena finito, fu mandato in Inghilterra, stampato e pubblicato in forma anonima, ma fu soffocato all’alba stessa della sua esistenza dalla “Società per la Soppressione del Vizio”, che minacciò un’azione legale se non fosse stato ritirato immediatamente. L’amico che si era dato la pena di stamparlo pensò, ovviamente, che non valesse né la pena né le spese di una causa giudiziaria e, così, venne ritirato.
La nostra permanenza ai Bagni di San Giuliano fu accorciata da un incidente. Ai piedi del nostro giardino scorreva il canale che mette in comunicazione il Serchio e l’Arno. Il Serchio tracimò e ruppe gli argini, ed anche questo canale straripò; tutta questa parte della campagna si trova al di sotto del livello dei fiumi e la conseguenza fu che venne rapidamente allagata. Le acque, crescendo, invasero la Piazza dei Bagni, nella cui parte inferiore si trovava la nostra casa. Il canale straripò nel giardino retrostante; alla fine, salendo da entrambi i lati, le acque sfondarono le porte e, incontrandosi in mezzo alla casa, raggiunsero i sei piedi d’altezza. Di notte era davvero pittoresco vedere i contadini che spingevano il bestiame dalla pianura sottostante verso le colline sopra i Bagni. Tenevano acceso un falò per guidarli al guado; e le sagome degli uomini e degli animali apparivano scure contro il bagliore rosso della fiamma, che tornava a riflettersi nell’acqua che riempiva la piazza.
Shelley amava andare in barca; […] Non ci sono barche da diporto sull’Arno, e la scarsa profondità dell’acqua (a parte in inverno, quando la corrente è troppo torbida e impetuosa per navigare) rende difficile trovare uno scafo qualsiasi, leggero abbastanza da galleggiare. Shelley, comunque, superò la difficoltà; insieme a un amico, mise su un barchino, simile a quelli che i cacciatori si portano in Maremma per attraversare i canali, lenti ma profondi, che intersecano i boschi: una barca di assicelle e tela impeciata. Portava tre persone e lo si vedeva spesso sull’Arno, con grande orrore degli italiani, che protestavano per il pericolo, e non riuscivano a capire come ci si potesse divertire mettendo a repentaglio la vita. “Ma va per la vita!”, esclamavano. Non immaginavo quanto si sarebbero rivelate vere le loro parole. […]
La nostra barchetta si dimostrò più utile, e niente affatto pericolosa, quando ci trasferimmo ai Bagni. Alcuni amici stavano nel paese di Pugnano, distante quattro miglia, e noi andavamo a trovarli, in barca, su e giù per il canale; quest’ultimo, alimentato dal Serchio, sebbene artificiale, era un corso d’acqua colmo e pittoresco, che fluiva fra argini verdeggianti, riparato da alberi che immergevano i rami nelle acque mormoranti. Di giorno, moltitudini di libellule sfrecciavano sulla superficie; di notte, le lucciole uscivano dai cespugli sugli argini; le cicale frinivano sul mezzogiorno; l’assiolo tubava nella quiete della sera.
Fig. 1 - Inaugurazione della lapide commemorativa su Casa Prini, 2 agosto 1931.
https://www.facebook.com/photo/?fbid=903351451793807&set=pcb.903351628460456
Figg. 2 e 3. - Manifesti stampati in occasione dell’inaugurazione della lapide commemorativa su Casa Prini
Figg. 4 e 5 - Cerimonia d’inaugurazione della lapide commemorativa su Casa Prini, 2 agosto 1931
Fig. 6 - Il Fosso del Mulino in piazza delle Gondole (Pisa) con la ruota del mulino ancora visibile,
https://ilpopolopisano.it/1402-le-gondole-ieri-oggi
Fig. 7 - Giardino di Casa Prini con il Fosso del Mulino
Testi:
A Mary (sulle sue obiezioni al poemetto seguente,
secondo lei privo di un qualsiasi interesse umano)
I.
Cos’è, mia cara Mary, un critico ti ha morso
(la vipera è letale, anche da morta),
che mi condanni questa mia poesia,
perché non ha una storia, falsa o vera?
Forse perché un gattino non acchiappa i topi,
non può giocare e saltellare come i gatti adulti,
finché gli spuntino gli artigli? Via!
per questa volta almeno, accontentati d’una fantasia.
XXVIII.
Questa signora non dormiva mai, ma giaceva in trance
tutta la notte nella sua fontana – come in sonno.
Gli scogli di smeraldo sfavillano nel riflesso della sua bellezza:
attraverso il verde splendore delle acque fonde
vedeva le costellazioni danzare e roteare
come lucciole – e tutto il tempo continuava
immobile le sue contemplazioni ,
ad occhi aperti, piedi raccolti e mani giunte.
XXXVIII.
E giù per le correnti che fendevano quei vasti monti,
attorno alle isolette di pantere, che spandevano
oscurità e sentori e un piacere nascosto
in melanconiche penombre, la scialuppa
passò vicino a molte piramidi di roccia e ghiaccio,
cinte di stelle, che svettavano nel cielo viola,
e a insondabili caverne spalancate.
XXXIX
L’argenteo mezzogiorno in quei meandri
con raggio obliquo fra le cime
della foresta, temperato come una sera d’oro, fievole cadeva
e un bagliore verde come quello
che gronda dai gigli chiusi in cui vive la lucciola
quando la terra avvolge sul suo volto il manto della notte;
nello spazio fra i monti separati era poggiato
in alto, sopra la corrente, uno spicchio di cielo.
(Antistrofe II beta)
Firenze! sotto il Sole,
delle città la più leggiadra,
arrostisce nel suo giardino, attendendo la Libertà –
da occhi d’inestinguibile speranza
Roma strappa la pretesca cotta
se governava un tempo con la forza, ora lo fa con l’ammirazione!
pronta ancora a correre
da una postazione più sublime
per l’alto premio perso sul lido di Filippi. –
Come allora Speranza, Verità e Giustizia aiutarono,
così ora possano Ingiustizia e Frode! Evviva!
(Epodo II beta)
Grande Spirito! profondissimo Amore!
che governi e muovi
Tutte le cose che vivono e sono, entro l’italica piaggia;
che stendi il Cielo attorno ad essa –
i cui boschi, rocce, onde circondi –
che siedi nella tua stella, sopra il piano occidentale
dell’Oceano –
Spirito di Bellezza! al cui dolce comando
i raggi del sole e le piogge il suo raccolto distillano
dal freddo grembo della Terra!
CORO DEI MAIALI
Ho sentito il vostro Laureato cantare,
Che la devozione è cosa regale;
Al tempo dei vostri illustri antenati, noi Maiali
Eravamo benedetti come usignoli su fronde di mirto,
O grilli che si pascono di rugiada del mattino,
e cantavano, come raccontano gli annali, altrettanto dolcemente;
Ma adesso i nostri porcini, ci ammaliamo
Di scabbia e rogna, di pustole e croste;
Alle volte i vostri reali cani ci distruggono le capanne,
E noi dobbiamo cercar riparo nei canali;
Broda, miglio, rape, nulla,
Ci tocca più ora che voi siete i padroni
[…]
MINOTAURO
Sono il Minotauro Ionio, il più illustre
Dei tauridi figli di Europa –
Sono l’uomotoro tradizionale;
E dai miei antenati Ioni, anche io
Mi chiamo Ionio, che, se interpretato
Diventa John; in Tebano, e quindi
Chiamatemi John Bull; sono un cacciatore famoso,
E so saltare tutti i cancelli della Beozia,
e le palizzate dei parchi reali,
anche doppiare i fossi delle nuove recinzioni;
e se vostra maestà si degnerà mai di cavalcarmi,
almeno fino a quando non avrà finito la caccia,
Non lo farò cadere.
Una domenica pomeriggio di settembre, un viandante entrò nella città di Torquay, piccolo porto sulla costa meridionale del Devonshire. Era una bella giornata calda; le onde del mare luccicavano al sole, leggermente agitate dalla brezza. Le strade della città erano vuote perché gli abitanti, dopo essere stati in chiesa, stavano pranzando nell'intervallo fra le funzioni. Così il viaggiatore continuò a camminare per i vicoli fino al semicerchio di case che circondava il porto, e poi si fermò davanti a una locanda dall’aspetto pulito. Il viaggiatore era un uomo sui quarantacinque anni che si notava perché camminava a testa alta con un passo agile e svelto. Leggermente stempiato sulla fronte, aveva i capelli neri e ricci, ed era bello anche se scottato dal sole. Così gentile allegro quando sorrideva che bastava vederlo per provare una forte simpatia. Per come era vestito e come si comportava sembrava un uomo povero che aveva conosciuto giorni migliori. Era pensieroso ma non sembrava oppresso dalla povertà; con abiti rozzi e coperti di polvere, viaggiava a piedi con la bisaccia sulle spalle.
[…] il Serchio, insinuandosi avanti
fra le barriere di marmi, che ha spaccato
a Ripafratta, guida per lo spaventoso abisso
l’onda che morì la morte che amano gli amanti
vivendo in quello che cercava … come se questo spasmo
ancor durasse, le montagne in bilico s’aggrappano,
ma la limpida corrente in pieno entusiasmo
si riversa sulla piana – finché errando
giù per un limpido sentiero di cristallino flusso
riversa le sue onde, a gettare
ai piedi dell’Arno un tributo di grano e di vino,
poi fra selvaggi, malsani deserti
d’intricate paludi e boschi, dove a stento cresce il pino
si precipitava.
«Non senti il canto dell’Assiola?
Dev’essere vicina, credo –»
mi disse Mary – sedevamo
all’imbrunire, prima che le stelle s’accendessero, o ci fossero
portate le candele –
e io, pensando
che quest’Assiola fosse qualche seccatrice,
chiesi: «L’Assiola, chi è?» e che sollievo
sapere che non era un essere umano,
una mia brutta copia da temere o odiare! –
E Mary, che mi lesse dentro,
rise e «non t’inquietare» disse,
«non è che una piccola civetta piumosa».
Bibliografia:
Curreli, Mario, Una certa Signora Mason. Romantici inglesi a Pisa ai tempi di Leopardi, Pisa, Edizioni ETS, 1997.
Curreli, Mario, “Scrittori inglesi ai Bagni di San Giuliano”, in A. Sonetti (a cura di), Passar le acque. Il sistema termale pisano, Pontedera (PI), Bandecchi & Vivaldi [2004], pp. 19-30.
Di Maio, Sergio, “Gli inglesi a’ Bagni: la presenza di Percy Bysshe e Mary Shelley a San Giuliano Terme”, in AA.VV. (a cura di), Percy Bysshe Shelley in contesto. Tra filosofia, storia e letteratura, Pisa, Edizioni ETS, 2023, pp. 81-86.
Shelley, Mary, The Letters of Mary Wollstonecraft Shelley, ed. B. T. Bennett, Baltimore and London, The Johns Hopkins University Press, 1980, 3 vols.
Shelley, Mary, The Journals of Mary Shelley, 1814-1844, eds P. R. Feldman and D. Scott-Kilvert, Oxford, Clarendon Press, 1987, 2 vols.
Shelley, Mary, Maurice o La capanna del pescatore, ed. M. Shelley, a cura di Claire Tomalin (Traduz. Di Cristina Dazzi), Milano, Mondadori, 2003.
Shelley, Percy Bysshe, The Poetical Works of Percy Bysshe Shelley, ed. M. Shelley, London, Edward Moxon, [1839].
Shelley, Percy Bysshe, The Letters of Percy Bysshe Shelley, ed. F. L. Jones, Oxford, Clarendon Press, 1964, 2 vols.
Shelley, Percy Bysshe, Opere poetiche, a cura di F. Rognoni, Milano, Mondadori, 2018.
Ultimo aggiornamento
17.10.2024