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Bagni di Lucca, Casa Bertini

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Presentazione

 

Nell’estate del 1818 Percy Bysshe Shelley e la moglie Mary Godwin trascorsero alcune settimane a Casa Bertini, conosciuta anche come Casa Del Chiappa, insieme ai loro due figli, William e Clara, e alla sorellastra di Mary, Claire Clermont. Arrivati l’11 giugno, si sistemarono nella dimora che Percy aveva scelto un paio di settimane prima: da Livorno, infatti, aveva raggiunto Bagni di Lucca il 26 maggio in cerca di una sistemazione per l’estate.

Casa Bertini è situata nell’antico nucleo del Bagno alla Villa, la cui piazzetta centrale è circondata da numerose dimore signorili costruite a partire dal primo Cinquecento. Tra di esse spicca Casa Bujamonti che, per due volte, accolse Michel de Montaigne, tra il maggio e il settembre del 1581, come  ricordato nel suo Journal du voyage en Italie.    

Mary fu subito entusiasta di Casa Bertini, che descrisse in una lettera del 15 giugno all’amica Maria Gisborne come “piccola ma comoda e straordinariamente pulita”. Le pareti appena tinteggiate, il mobilio quasi nuovo, il piccolo giardino con una fitta pergola di alloro che protegge dai raggi del sole, completano il  suo quadretto idillico, guastato solo dalla presenza fastidiosa del padrone di casa, il signor Del Chiappa,  un vanesio “totalmente inutile”, con cui non vale la pena intrattenersi (Mary Shelley a Maria Gisborne,15 giugno 1818). Casualmente, Percy e Mary incontreranno di nuovo Del Chiappa a Roma, nell’aprile del 1819. 

I giorni trascorsi in Val di Lima segnano una parentesi serena nella vita della coppia, che gode del contatto con una natura varia e pittoresca. Le lettere vergate a Bagni di Lucca registrano l’entusiasmo dei due giovani per luoghi quali il Prato Fiorito, dove salgono insieme a cavallo il 30 giugno (Percy Shelley a John and Maria Gisborne, 10 luglio 1818), o la pozza nel bosco in cui Percy ama bagnarsi (Percy Shelley a Thomas Love Peacock, 25 luglio 1818), mentre Mary apprezza in particolare le passeggiate nei boschi, le lucciole e il silenzio che domina il paesaggio (Mary Shelley a Maria Gisborne,15 giugno 1818).

Eccettuate le passeggiate a piedi o a cavallo e qualche sporadica visita al Casinò per il ballo domenicale, le giornate dei due giovani sono per lo più dedicate ad attività letterarie, come testimonia il diario di Mary, in cui è dettagliata la lettura, anche ad alta voce, dei classici greci, di Shakespeare e della poesia inglese e, tra gli italiani, di Ariosto e Tasso. Meno feconda è, invece, la vena creativa di Shelley in questo periodo: come confessa nella lettera al suocero, William Godwin, scrive poco e dispera di “produrre qualcosa di originale” (Percy Shelley a William Godwin, 25 luglio 1818). In effetti, l’unico componimento terminato a Casa Bertini è il poemetto Rosalind and Helen, A Modern Eclogue (Poetical Works, 1839), che Percy aveva iniziato a Marlow nell’estate del 1817. La più importante delle sue fatiche letterarie in Val di Lima è senza dubbio la traduzione, compiuta in una decina di giorni, del Simposio di Platone, opera da lui considerata “una delle più preziose dell’antichità”.

Percy lasciò Bagni di Lucca, insieme a Claire, il 17 agosto 1818: i due erano diretti a Venezia, dove Claire desiderava finalmente riabbracciare la figlia Clara Allegra, avuta da Lord Byron, di cui il poeta era affidatario. Mary, al contrario, si trattenne a Bagni coi figli fino alla fine del mese di agosto e raggiunse il marito a Este il 5 settembre 1818. I due non tornarono mai più in Val di Lima.  

 

Testimonianze

  • Lettera di Mary a Maria Gisborne, lunedì 15 giugno 1818 (in The Letters of Mary Wollstonecraft Shelley, I, p. 72)

[…] la nostra casa è piccola ma comoda e straordinariamente pulita, è stata appena tinteggiata e il mobilio è abbastanza nuovo – abbiamo un piccolo giardino e sul fondo una pergola di alloro così fitta che il sole non riesce a penetrarla. […] Abbiamo trovato il Signor Chiappa totalmente inutile—ha parlato solo di se stesso  […] Il Signor Chiappa è uno stupido  […]

 

  • Lettera di Percy a John e Maria Gisborne, venerdì 10 luglio 1818 (in The Letters of Percy Bysshe Shelley, II, p. 604)

Solo una volta io e Mary siamo saliti a cavallo fino a un posto chiamato Prato Fiorito, in cima alla montagna: la strada, che serpeggia tra i boschi e sopra i torrenti, sull’orlo di verdi burroni, offre uno scenario straordinariamente bello. Non riesco a descrivervelo, ma vi prego, anche se so che lo dico invano, di venire a vederlo. Provo un grande piacere nell’osservare i mutamenti dell’atmosfera, e i rovesci temporaleschi che spesso oscurano il mezzogiorno e si dileguano verso sera in stormi di nuvole delicate. Le nostre lucciole scompaiono rapidamente; ma il pianeta Giove è lì: sorge maestoso sopra l’anfratto della montagna coperta di boschi verso sud, e ci sono anche i pallidi lampi estivi che si diffondono ogni notte, a intervalli nel cielo. Senza dubbio è la Provvidenza a fare in modo che, quando le lucciole si spengono, la civetta che vola basso possa comunque vedere la strada di casa.

 

  • Lettera di Percy a Thomas Love Peacock, sabato 25 luglio 1818 (in The Letters of Percy Bysshe Shelley, II, p. 606)

In pieno giorno, faccio il bagno in una pozza o fontana che si forma presso un torrente nel mezzo del bosco. È circondata su tutti i lati da rocce verticali … Lì vicino, in cima alle rocce, ci sono degli ontani e sopra degli enormi castagni, le cui foglie lunghe e appuntite trafiggono il cielo in forte rilievo. L’acqua di questa pozza che, azzardando una parafrasi antiretorica, è “lunga 16 piedi e larga 10” è trasparente come l’aria, per cui le pietre e la sabbia sul fondo sembrano tremare nella luce del mezzogiorno. È anche straordinariamente fredda. È mia abitudine svestirmi e sedermi sulla roccia a leggere Erodoto, finché il sudore diminuisce e allora mi tuffo dalla cima della roccia nella fontana—nel caldo torrido è estremamente rinfrescante. Il torrente è composto, per così dire, da una successione di pozze e cascate che talvolta mi diverto a scalare quando faccio il bagno e così mentre mi arrampico faticosamente sulle rocce scivolose il corpo è colpito dagli spruzzi.

 

  • Lettera di Mary a Maria Gisborne, lunedì 15 giugno 1818 (in The Letters of Mary Wollstonecraft Shelley, I, p. 72)

Appena sono arrivata qui ho percepito il silenzio come ritorno a qualcosa di estremamente piacevole da cui ero stata a lungo lontana. Viviamo in mezzo a uno scenario bellissimo e vorrei possedere l’immaginazione e le parole di un poeta per descriverlo come meriterebbe e suscitare in voi l’ardente desiderio di visitarlo. Siamo circondati da montagne coperte di fitti castagneti—sono aguzze e pittoresche e talvolta al di sopra, in lontananza, fanno capolino le cime degli Appennini. E ai piedi dei monti si coltivano le vigne – Le passeggiate nei boschi sono deliziose; la cosa che mi piace di più è essere circondata dal fogliame degli alberi e solo qua e là guardare attraverso questo schermo il paesaggio intorno a me. Si può passeggiare costeggiando il fiume o su sentieri ritagliati sulla montagna e per chi cammina i boschi sono attraversati da viottoli in tutte le direzioni […] vediamo le lucciole di sera – un po’ offuscate dallo splendore della luna.

 

  • Lettera di Percy a William Godwin, sabato 25 luglio 1818 (in The Letters of Percy Bysshe Shelley, II, p. 609)

Mi occupo costantemente di letteratura, ma ho scritto poco – se si eccettuano le traduzioni da Platone in cui continuo a esercitarmi, disperando di riuscire a produrre qualcosa di originale. Il Simposio di Platone mi sembra una delle opere più preziose dell’antichità, che si consideri il merito intrinseco della composizione, o la luce che getta sull’intimo stato dei costumi e delle opinioni degli antichi Greci. Mi sono occupato della traduzione di questo testo, che mi ha spinto a provare a scrivere un saggio sulle cause di alcune differenze di sentimento tra antichi e moderni riguardo al tema del dialogo.

 

  • P.B. Shelley, The Poetical Works, edited by Mrs. Shelley, 4 vols., London, Moxon, 1839.

Trovai per caso Rosalinda e Elena e i Versi scritti sui Colli Euganei tra le sue carte; e con fatica lo esortai a completarli (I, p. xi).

Rosalind and Helen fu compiuto nell’estate del 1818, mentre eravamo a Bagni di Lucca. Da lì Shelley si recò a Venezia e, poiché le circostanze rendevano opportuna una permanenza di qualche settimana nei dintorni di quella città, accettò l'offerta di Lord Byron, che gli prestò l'uso di una villa che aveva affittato nei pressi di Este; e mandò a chiamare i suoi familiari da Lucca perché lo raggiungessero (III, p. 160).

 

Illustrazioni: 

Fig. 1 - La pozza di Shelley

Evangelina Whipple, A Famous Corner of Tuscany, London, Jarrods, 1928, p. 184.

 

 

Bibliografia

 

Burlamacchi, Maurizio,  Le antiche case del Bagno alla Villa in terra di Lucca, Firenze, Seeber, 1969.

 

Cherubini, Marcello e Vittorio Landucci (a cura di), L’esperienza di Michel de Montaigne ai Bagni della Villa, Bagni di Lucca, Fondazione Michel de Montaigne, 2011.

 

Shelley, Mary (ed.), The Poetical Works of Percy Bysshe Shelley, London, Moxon, 1839, 4 vols.

 

Shelley, Mary, The Letters of Mary Wollstonecraft Shelley, ed. B. T. Bennett, Baltimore and London, The Johns Hopkins University Press, 1980, 3 vols.

 

Shelley, Mary, The Journals of Mary Shelley, 1814-1844, eds P. R. Feldman and D. Scott-Kilvert, Oxford, Clarendon Press, 1987, 2 vols.

 

Shelley, Percy Bysshe, The Poetical Works, ed. M. Shelley, London, Moxon, 1839, 4 vols.

 

Shelley, Percy Bysshe, The Letters of Percy Bysshe Shelley, ed. R. Ingpen, London, Bell and Sons , 1914, 2 vols.

 

Shelley, Percy Bysshe, The Complete Works of Percy Bysshe Shelley, ed. R. Ingpen and W.E. Peck, London, Bell, 1965, 10 vols.

 

Whipple, Evangelina, A Famous Corner of Tuscany, London, Jarrods, 1928.

Ultimo aggiornamento

26.07.2024

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